Da l’Eco di Bergamo,”Tiziana Manenti: «Azzurra», gioia di un incontro”

Tiziana Manenti: «Azzurra», gioia di un incontro

Così si intitola il nuovo album della cantante bergamasca: testimonia un percorso di fede. C’è l’Ave Maria di Schubert «Un’occasione regalatami dalla vita». Oggi ospite di Pavan su Bergamo Tv, venerdì al Centro Congressi con Bignoli, Copertina vagamente New Age, immagine botticelliana, la cantante Tiziana Manenti, bergamasca di Gorlago, guarda avanti verso lo scenario di un cambiamento possibile. Il suo nuovo album s’intitola Azzurra e raccoglie un pugno di canzoni che testimoniano un percorso di fede. Lo presenta oggi a Bergamo Tv, proprio in apertura della trasmissione «Incontri» condotta da Max Pavan (inizio ore 17,15) e venerdì prossimo, 28 novembre, alle 18 al Centro Congressi, in Sala Alabastro. Gli esperti definirebbero Azzurra (il cd è in vendita a Bergamo alla libreria Buona Stampa e alla libreria San Paolo; inoltre è possibile acquistarlo sul sito www.tizianamanenti.it, ndr) un disco di «musica cristiana». Lo stesso cantautore Roberto Bignoli, che interverrà all’incontro di venerdì e che è un esperto del genere, non ha dubbi. Anche se Tiziana venendo dal pop resta dell’idea di tenere aperte le strade di una passione che la anima da anni.

«Non si tratta di una conversione – spiega lei –, semplicemente di un percorso che ho vissuto in questi ultimi anni. La vita mi ha regalato delle occasioni, compresa la possibilità di cantare durante i viaggi diocesani del nostro vescovo. Ho visto luoghi come la Terra Santa, Fatima, Lourdes, Loreto, Assisi, Pompei. E cantare in luoghi della cristianità così importanti mi ha fatto molto riflettere sul valore dell’esperienza. Così sono nate le canzoni di Azzurra : semplici messaggi. Ho voluto tradurre in canzoni le esperienze che ho vissuto. In questo percorso è come se avessi preso più consapevolezza di me e del dono della voce. Prima interpretavo le canzoni, ora non solo: l’emozione che nasce dal cuore mi ha dato coraggio nello scrivere i miei testi. Cosa che avevo cominciato a fare anche in ambito pop».

Lei viene proprio dal pop, dalla musica leggera, ed è chiaro che esiste una differenza sostanziale tra quello ed il mondo della cosiddetta «christian music». Ora il suo approccio alla musica sembra radicalmente cambiato!

«Indubbiamente sì. Prima mi limitavo ad interpretare evergreen del repertorio internazionale, mi piace il musical, avevo cavalli di battaglia come Memorys . Mettevo una grande passione nel cantarli. Ora è tutto diverso: quando canti una tua canzone c’è un po’ della tua vita dentro».

Il disco testimonia con freschezza e semplicità un percorso di fede, o quantomeno un viaggio alla ricerca di una dimensione spirituale.

«Azzurra è ricercatamente semplice, negli arrangiamenti, nell’esecuzione musicale e vocale e nei contenuti. La semplicità è stata scelta in ogni momento. In questo mondo di cose artefatte, ho preferito lavorare per sottrazione, proprio per dare più forza alla sostanza. Mi interessava che passasse il messaggio nato da questo mio cammino, prima umano e poi artistico. Le mie radici sono di fede cristiana, ma devo dire che solo recentemente, in questo mio percorso, ho realmente realizzato un incontro più profondo e cosciente con il Signore. Da qui la voglia di comunicare agli altri il sentimento di una scoperta. Sono priva di caratteristiche sensazionali. Quando bussavo alle porte dei discografici a volte mi dicevano, bella voce, però manca quel quid che colpisce. E allora forte di questa mia voce “anonima” ho cercato di comunicare il mio sentire nel modo più semplice possibile. Del resto non sono in grado di scrivere cose complicate. Per me è stata una sfida raccontare quell’incontro. Spero che queste canzoni arrivino a segno: a grandi e piccini, a tutti quanti avranno voglia di mettersi in ascolto di un sentire. Anche per questo nel disco ho inserito cose diverse, per andare incontro ai diversi gusti».

E ora che succede? Ora immaginiamo che sia difficile tornare alla leggerezza del pop. Queste canzoni illustrano un cammino “altro”».

«Che cosa succederà non lo so. Non ho mai mollato e continuerò sulla stessa strada. Non è facile cantare in Italia, tant’è che mi sono assicurata un lavoro, tanto per rimanere con i piedi per terra. Insegno e mi piace. Sono molto galvanizzata da questo nuovo lavoro, ma per ora vorrei tenere aperte entrambe le strade, quella del pop e quella della musica cristiana. So che non sarà facile».

Ma non pensa che l’esperienza di «Azzurra» rappresenti un punto di non ritorno?

«In vero credo che sia così. La sensazione c’è e nasce dalla voglia di cantare altro e non più quello che prima era una sorta di esercizio di stile. Ora come ora preferisco, sento fortemente questa dimensione, ma nello stesso tempo non vorrei ritrovarmi vittima di steccati. Voglio essere credibile nel mondo della musica cristiana, ma questo non credo che escluda il modello del pop. Anzi. Un’integrazione tra le due dimensioni potrebbe essere interessante».

Allora continuerà a scrivere canzoni nell’ottica di un impegno cristiano, magari con una spiccata valenza pop? Che so, sullo stile di «Al centro dell’amore», una canzone di «Azzurra» molto orecchiabile, quasi radiofonica.

«Ho cercato di mettere al servizio di queste canzoni tutta l’esperienza che mi sono fatta in ambito pop e penso proprio che continuerò a farlo. Forse continuerò a frequentare anche l’ambito leggero, ma solo se ci saranno delle occasioni interessanti. Ora sento di poter scegliere».

Chi è Azzurra?

«Ho scelto di intitolare così il disco perché è un nome che mi piace. Lo porto nel cuore sin da ragazzina. Non c’è un perché. Un giorno mi è entrato in testa e da allora ho sempre desiderato di avere una figlia cui dare quel nome. Al di là di questo, visto che nel disco si fa spesso riferimento a Maria, ho voluto farle una dedica indiretta. Azzurra è lei. Del resto nell’iconografia tradizionale l’immagine della Madonna ha sempre qualcosa di color azzurro: gli occhi, il manto, la cintura».

Nel disco ci sono anche delle cover e l’Ave Maria di Schubert.

«Mi piaceva inserire anche qualcosa di non mio. L’Ave Maria l’ho interpretata così com’è, senza artifici; I Don’t Know How To Love Him è un mio cavallo di battaglia, è una canzone che viene dal musical e ho sempre cantato. Poi c’è Our Lady che è stata scritta appositamente per me da Bob Halligan Jr., un cantautore americano di musica cristiana molto popolare nel suo Paese. L’ho conosciuto durante un concerto l’estate scorsa, gli ho parlato del progetto, s’è entusiasmato e mi ha regalato la canzone. Lui ha scritto canzoni per Michael Bolton e Cher. In America si possono scrivere canzoni che parlano del Signore, pur frequentando le classifiche del pop».

Ugo Bacci


Informazioni su questo articolo